Si sente l'esigenza di ritrovarsi di nuovo qui.
Ed io ne sono felice. Mi manca questa stanza tutta mia dove fare quattro chiacchiere senza la corsa frenetica che contraddistingue i social.
Oggi torno per raccontare una storia che tempo fa avrei voluto facesse parte di un libro, ma è inutile inseguire un sogno troppo a lungo rimandato. Significa che o 'non è cosa mia' o semplicemente non è ancora arrivato il momento.
Intanto ve la racconto.
Qui in Puglia ancora conserviamo l'abitudine di piantare le fave, per mangiarle 'novelle' a maggio e anche per farle seccare sulla pianta e conservarle per l'inverno. Nella nostra tradizione abbiamo tante ricette buonissime e note, come le 'fave bianche' che si accompagnano a tanti contorni colorati e diversi tra loro, e altre meno note e più difficili da trovare nei ristoranti: le fave 'spizzicate'.
Per poterle preparare e farle ammorbidire al punto giusto con l'ammollo dalla sera prima, bisogna eliminare la parte superiore della buccia. Ma è un lavoro lungo e che richiede pazienza. Se si aveva tempo e dimestichezza lo si faceva in casa con un coltello curvo e togliendo con un colpo secco la calotta. Oppure lo si faceva fare a chi ne aveva fatto un. mestiere.
Qualche anno fa mia madre doveva far 'spizzicare' circa 5 kg di fave e così andammo a casa della signora Maria, una donnina piccola piccola, che incontravo sempre al cimitero, perchè ci andava ogni giorno per abitudine. Lei abitava in una casa piccola e priva di tanti comfort, ma era una donna di temperamento e di buona volontà. Tra le tante cose 'spizzicava' anche le fave e bisognava anche aspettare perchè aveva molte richieste.
Abbiamo aspettato forse un paio di mesi e un giorno, con il passaparola di mia zia che l'aveva incontrata al cimitero, ci arrivo la notizia che 'le fave erano pronte'. Metà 'bianche' e metà 'spizzicate'.
Arrivate li per la consegna ci chiede 5 euro per il lavoro e ci restituisce tre buste, due per le fave pulite e una per... le bucce, perchè non sia mai avessimo dubitato della sua onestà.
Noi rimanemmo allibite e, all'offerta di mamma di pagare di più il suo lavoro, lei rifiutò dicendo che quelli erano i prezzi e basta.
Quel giorno mi vergognai a chiederle di poterla fotografare, ma mi ero riservata di farlo in un secondo momento. Purtroppo di li a poco la signora Maria vene a mancare, era molto anziana, ed io ho dovuto tenere per me questa storia. Ma ogni volta che vado al cimitero passo a trovarla e a ringraziarla per il grande esempio di semplicità e onesta che mi ha lasciato quel lontano giorno.
E ora veniamo alla ricetta.
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