Pane con pomodorini secchi e...riflessione sull'affanno.
Ma non quello del fiato, no, no, ma sull'affanno mentale.
Sono giorni, anzi ora che ci penso, direi mesi e perfino anni, che ho la sensazione di essere schiava dell'ansia da prestazione blogger.
Quando ci sono entrata, timidamente, da una porta sconosciuta, quasi otto anni fa, c'era una piazza, grande si, con tanta gente si, ma non talmente tanta da non poter guardare in faccia tutti.
E così si passavo curiosa, da un blog all'altro, apprezzando le singole passioni (scrittura, fotografia, cucina, autoproduzione ecc) e inserivo nel mio blogroll tutti quelli che mi avevano colpito. E mi colpivano moltissime cose. Soprattutto la voglia vera di aprirsi e condividere. E di imparare. C'erano i commenti, quelli veri da cui capivo che avevano letto il post, quelli spicci, 'bellissima ricetta' e basta, dove capivo che non avevano letto niente, ma l'etichetta richiedeva lo scambio di visite che faceva tanto 'numeri'. Poi c'erano i primi contatti su skype con le persone che mi piacevano di più, giusto per approfondire la conoscenza e poi, se si superava quest'altro test, ci si incontrava di persona. E così sono nate bellissime storie di amicizia. Con Laura, con Simonetta, con Aurelia, Alex, Marzia, Francesca, Claudia, Patrizia, Vatinee, e tante altre (non me ne vogliate se non vi cito tutte).
Poi è scoppiata la guerra.
Da quella porta sono entrate a botta di spintoni e sgomitate tante persone, per carità tutte con le proprie idee, passioni, competenze e voglia di emergere. E quella piazza è diventata un oceano infinito di teste senza più volti, o con troppi volti difficili da memorizzare. Tutti i blog sono diventati perfetti, stupefacenti, con foto fantastiche, con i tavolacci e i piatti sbeccati al punto giusto, le posate vintage, gli sfondi neri o bianchi, Tutti, tanti, troppi, davvero bellissimi, tanto da ridurre la bellezza ad una cosa che non stupisce più e che non ti emoziona più.
Poi dall'impegno del post (e si, perchè si parla di impegno vero, almeno un paio di giorni di lavoro!) si è passati agli spintoni dei social. E si, perchè li è vero che bisogna essere bravi.
Bisogna stupire, essere brevi ma intelligenti, frasi ad effetto, attese studiate, fotoselfietavolaccidall'altoecc..., e soprattutto bisogna essere onnipresenti. Se perdi un giorno sei finito. Se nell'arco di 24 ore hai distolto l'attenzione da te, ti trovi davanti agli occhi dei tuoi lettori, almeno un migliaio di post di altri.
E poi vuoi mettere Instagram con le sue Storie, anzi Stories, che è vero che durano 24 ore, ma devi stare la proprio 24 ore a immortalare ogni cosa che fai/dici/prepari, mentre ti strucchi e fai pubblicità al latte detergente, mentre prendi il caffè e metti il cuore intorno al nome della marca, mentre stai aspettando il figlio all'uscita di scuola, per scattare la foto all'ombrellino a pois di tale ditta, mentre stai entrando in un nuovo ristorante, mentre ti soffi il naso e via dicendo.
Vogliamo parlare di Boomerang? che ti fa diventare strabica se fissi troppo i video che ci fanno sembrare tutti scemi, avanti e indietro, a ripetere sempre la stessa smorfia.
E tutti i cuori o le scritte fatte col dito e che quasi sempre vengono una schifezza?
Lo so, lo faccio anch'io talvolta, ma, appunto, talvolta. Non tutti i giorni. Non ce la faccio.
E poi non sei niente se non usi Twitter, e se le tue bacheche su Pinterest non sono tante e di tendenza,
o se non usi i filtri giusti su Snapchat, o se non conosci Steller,
Ecco, a questo punto a me, che prima mi divertivo solo a pubblicare una ricetta e a chiedere consigli su come fare una foto decente, e a scambiare due chiacchiere, ebbene, a me sta venendo l'affanno. Per riuscire a stare dietro tutto questo dovrei stare sempre con lo sguardo al cellulare, E già ci sto parecchio secondo me.
Ho bisogno di riappropriarmi della mia realtà. Devo cominciare a guardare il pane che faccio per quello che serve, e non per come fotografarlo. Voglio fare l'orto e goderne senza l'ansia di fotografare la melanzana prima piantina, poi col fiore, poi con la melanzana piccola e poi ogni giorno mentre cresce.
Sento già qualcuno che urla 'sei veeecchiaaaa'. Sarà. ma mi rendo conto che stiamo sprecando o usando in maniera inutile il nostro tempo.
E' proprio come una storia di instagram. Che dura poco e poi la perdi per sempre.
Perchè siamo arrivati a questo?
Siamo ancora in tempo per invertire la rotta?
Ma soprattutto, abbiamo ancora voglia di incontrarci e cucinare insieme, lavorare insieme, raccogliere ciliege insieme, mangiare sotto gli alberi, suonare insieme e abbracciare persone e alberi veri? A che serve tutto il resto se dobbiamo solo fotografarlo e non viverlo in vera condivisione?
Bè finita la mia riflessione.
In realtà è davvero una riflessione che forse faccio solo per me stessa. Pensavo ad alta voce, ecco. Anche se so che molti di voi condivideranno.
Mi piace pensare che a breve con la primavera, partiranno i miei corsi belli, e diversi tra loro, quelli che mi faranno incontrare gente e mi faranno preparare cose buone per stare insieme. E già solo il pensiero mi fa stare bene.
E userò blog e social solo per avvisarvi se vorrete partecipare anche voi.
A bassa voce, senza urlare o sgomitare.
E ora la ricetta semplice semplice di un pane buono da fare con una farina con poco glutine e con i pomodorini secchi.
Potete usare quelli che preferite o che avete.
Io ho l'abitudine di metterne un pò sottolio aggiungendo un pò di capperi, giusto per averli pronti per un panino al volo o per un antipasto improvvisato.
Ma se ne avete solo di quelli secchi, vi suggerisco di idratarli un pò, tenendoli per una decina di minuti in acqua poco calda.
Inoltre potete aggiungere a piacere anche semi o noci, o nocciole, o olive.
Per la farina io non uso più la farina 00 ma la sostituisco con farina integrale, o di farro integrale o di Kamut o Tritordeum (un nuovo cereale con ridotto contenuto di glutine). Potete usare anche delle miscele di farine fatte da voi stesse, per ottenere il sapore e la consistenza che più vi piace.
Io per questo pane ho usato il tritordeum, ma si ottiene lo stesso risultato con una farina multicereali.
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Pane con pomodorini secchi
Ingredienti500 g di farina tritordeum
un cucchiaino di miele o di malto
due cucchiaini di sale integrale
un cucchiaio di olio extravergine di oliva
una manciata di pomodorini secchi, tagliuzzati
un lievito di birra disidratato
circa 320 g di acqua tiepida (ma regolatevi mentre impastate)
Procedimento
Mettete la farina in una ciotola, Fare un buco al centro e versare il lievito disidratato, tre o quattro cucchiai di acqua e il miele (o il malto). Aiutandovi con una forchetta, formate una pappina lenta. Coprire la ciotola con un piatto e aspettare per un quarto d'ora almeno, che si riattivino i batteri del lievito.
Si formerà una schiumetta.
Versare quindi l'olio al centro, il sale ai lati nella farina e piano piano versate l'acqua . Cominciate a mescolare il tutto con una forchetta. Quando ancora l'impasto non è del tutto compatto, aggiungere i pomodorini.
Continuare con la forchetta, fino a quando tutti gli ingredienti si sono completamente amalgamati.
L'impasto non deve risultare molto sodo, tanto da poterlo lavorare su una spianatoia. Basterà lavorare energicamente con le mani, anche nella ciotola stessa.
Versare l'impasto in una teglia da plumcake, precedentemente oliata e infarinata.
Mettere a lievitare in forno con la luce accesa per almeno un'ora, o fino a quando vedrete che sarà raddoppiato il volume.
Quindi mettete fuori dal forno e aspettate che il forno si riscaldi a 220°.
Infornate e cuocete per circa 20 minuti, quindi abbassate la temperatura a 200° e portate a cottura (per altri 40 minuti circa).
Se vi sembra che le pareti del pane e la base sembrano ancora poco cotte, tiratelo fuori dalla teglia e continuare senza.
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