31 gennaio 2017

Formaggio di anacardi - Veg Cheese



Sto facendo colazione e, mentre mangio questa fetta di pane tostato con formaggio di anacardi e avocado mi sorprendo ad ogni morso. E penso a quanto siamo condizionati dai pregiudizi, anche alimentari, tanto da rifiutare a priori di assaggiare cose che non conosciamo, per rimanere nel solco delle certezze quotidiane.
Io amo i formaggi, ne sono dipendente, ma per un pò di tempo dovrò farne a meno. Dovrò guardare e non toccare le mie adorate mozzarelle, il mio primo sale, tutti i caciocavalli, mamma mia come farò??
E allora sono andata alla ricerca di qualcosa che potesse sostituirli.
E tra le righe di mille ricette vegane, ho scovato questa ricetta che, giuro, è fantastica.
L'ho preparata, spalmata sui crackers, sul pane tostato, con un pomodorino oppure con l'avocado, oppure con una fettina di prosciutto, direttamente un cucchiaino in bocca da gustare ad occhi chiusi.
Insomma me ne sono innamorata. Ora provate a farlo anche voi.
Attenzione, dovete usare però anacardi NON tostati e NON salati.

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Formaggio di anacardi (veg cheese)

Ingredienti
200 g di anacardi

un litro d'acqua

mezzo limone

erbe aromatiche

Procedimento
Mettere gli anacardi in ammollo in un litro d'acqua, per diverse ore (da 4 a 12).
Sciacquarle con acqua fresca e metterle in un frullatore con qualche goccia di limone, qualche cucchiaiata di acqua e, a piacere, qualche erba aromatica. Io ho preferito farlo senza erbe, visto che volevo utilizzarlo per colazione, ma se volete utilizzarlo sulle tartine, per esempio con il salmone, l'utilizzo delle erbe conferirà un sapore particolarmente gustoso.
Conservare in frigo per qualche giorno.

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24 gennaio 2017

Uova strapazzate al prezzemolo




Grazie, mi direte, che ci vuole a fare le uova strapazzate? lo so, infatti mi piace più l'idea di parlarvi degli stati d'animo che mi portano ad una ricetta che la ricetta in se.
E sicuramente capiterà a tutti di vivere delle giornate piene piene di quelle in cui la mente torna sempre allo stesso pensiero, quasi un chiodo fisso, e questo occupa tutta la tua attenzione. Meno male che ci sono le ore a scandire la giornata, con i suoi ritmi obbligati di colazione, corsa per il lavoro, pranzo, corsa ancora, caffè, ultime cose e cena, Per arrivare stremate al momento di infilarsi nel letto e sospirare per quel momento magico. 
Questi giorni, i primi di questo nuovo anno, tutti ci siamo uniti nel desiderio di ricominciare con ottimismo le nostre giornate, tutte protese verso la primavera e con tutte le buone intenzioni di essere positivi.
E invece le vicende che ci stanno prendendo occupano non solo i nostri occhi, dalla mattina alla sera, con immagini e notizie strazianti, ma anche i nostri cuori.
E per questo che ad un certo punto, non riesci a pianificare più niente, e cerchi di riempire la giornata con mille cose, e non stai certo li a pensare a piatti spettacolari manco per mangiare.

Le uova strapazzate di oggi nascono da una telefonata.
'Cos'hai? pensieri bui? allora passo un momentino a salutarti. Giusto un salutino, dai, ci prendiamo un caffè e poi devo scappare'.
Queste sono le mie amiche, quelle che corrono per parlare un pò e attraversano la città, anche con l'affanno. 
Arrivano e poi dimentichiamo l'orologio, e gli impegni e che non abbiamo niente da mangiare ma chi se ne frega, si mangia quello che c'è. E parlando parlando si sbuccia qualche fetta di zucca, appena unta con l'olio e qualche rametto di rosmarino e si infila in forno. Si strapazzano quattro uova con due cucchiai di formaggio e una manciata di prezzemolo tritato e si cuociono in pochissimo olio.
E si assaggia una marmellata di peperoni che ha portato la mia amica.
E così parlando parlando, si mangia, passa la tristezza, e si ricomincia a sperare in una mondo migliore.
E così vi ho scritto anche la ricetta.



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22 gennaio 2017

Focaccia di carciofi




Oggi è domenica e io non voglia di far niente. Mi trascino tra un caffè e un altro ancora, davanti alla finestra a guardare il cielo che ogni tanto si illumina di un sole vigliacco che ancora si nasconde dietro alle nuvole, e la strada che è ancora silenziosa nonostante siano quasi le 10. Forse oggi tutti hanno rallentato, come è giusto che sia. Senza sensi di colpa, senza correre più, pensando solo alla colazione e forse al pranzo.
Decido senza tanta convinzione di guardare le foto delle ultime ricette che ho fatto in questi giorni, e mi accorgo che mi piacciono. E capisco quando mi dite che raccontano, di me, del piacere che il cibo mi da, dell'amore che provo per tutto quello che ho. E del grande amore per quello che fa e continua ad insegnarmi mia madre.

L'altro giorno dovevo andare a pranzo da lei. Solite raccomandazioni. 'Mamma prepara per favore un pò di verdura, lessa, che poi me la condisco io, e poi vedo io cos'altro dovrò mangiare'. E lei, 'si si va bene, la verdura l'ho già cotta, lo so che stai facendo la dieta'.
Questa storia della dieta non le va giù. Un giorno mi dice che secondo lei sono tutte chiacchiere, basta dimezzare le dosi e dimagrisci. E io 'mamma, io mangiavo già un quarto del piatto degli altri, ma non dimagrivo affatto'. Poi il giorno dopo mi dice ' secondo me un giorno di questi tu cadrai svenuta per la debolezza, mangia, mangia, lascia perdere'. E io 'mamma guarda che mi sento meglio così'. Insomma na lotta continua.
Ora mi sta accontentando e quindi vado da lei più serena.

Quando entro nel portone di casa sua si sente sempre un profumo che ti guida verso la sua porta. E da li so già cosa sta cucinando. E lo sanno anche tutti gli inquilini e anche i ragazzi che lavorano nel supermercato accanto al portone. Tanto che ogni tanto le dicono 'Celestina, hai fatto la focaccia eh? ma puoi farne un pò di più così l'assaggiamo anche noi no?'. Solo che questo glielo dicono tutti, anche i vicini, di casa, di quartiere, ecc.... e così lei dovrebbe prepararne almeno 4 di focacce.
E così ogni tanto organizza la serata delle amiche del portone (quando c'è stata la neve, ha impastato focacce fritte per tutti!), la giornata delle donne, la giornata per i ragazzi del supermercato e così via.
E tutti la amano, quanto l'amiamo noi.

Torniamo all'altro giorno. Quello della verdura della dieta.
Entro in questo benedetto portone e sento ..... odore di focaccia.
Entro in casa e le dico 'mamma non avrai fatto la focaccia vero? io non posso mangiarlaaaaa!'.
E lei candida, mentre stava tagliando per gli altri figli e per i nipoti, le tre focacce che aveva fatto, 'ma noi mica siamo a dieta. Per te ho fatto i broccoli lessi'.

Ecco l'immagine che mi si è presentata davanti agli occhi.






 E qui si seguito vi metto la ricetta, divina, da sballo, straordinaria. Come faccio a saperlo? ma secondo voi, potevo resistere?

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Focaccia di carciofi 

Ingredienti
- 500 g di farina
- una patata lessa passata nello schiacciapatate
- mezzo cubetto di lievito di birra
- 16 g di sale
- 1 cucchiaino di zucchero
- 350 g di acqua

(x ripieno)
- 4 carciofi
- prezzemolo
- 300 g di mozzarella (magari del giorno prima)
- 3 uova
- un pugno di formaggio grattugiato




Procedimento
Su una spianatoia o in un'impastatrice unire la farina, la patata, il sale e lo zucchero e mescolare. Sciogliere il mezzo cubetto di lievito di birra in 350 g di acqua tiepida e impastare il tutto. Formare una palla, infarinarla leggermente, metterla in una ciotola capiente, tagliare una croce con un coltello, coprire con coperchio e avvolgere in una coperta.
Far lievitare fino al raddoppiamento del volume (x circa 1 ora).
Nel frattempo pulire i carciofi, eliminando le foglie esterne e spuntandoli. Tagliarli a spicchi e immergerli in acqua acidulata con limone.
Dividere in due parti la pasta lievitata e con il matterello stendere due sfoglie rotonde.
In un tegame da forno versare un pò di olio e la prima sfoglia, lasciando fuoriuscire i bordi.
In una ciotola mescolare i carciofi crudi sgocciolati e tamponati, il prezzemolo crudo, le mozzarelle tagliate a dadini, le uova e il formaggio
Coprire con l'altro cerchio di pasta. Chiudere i bordi. bucherellare la pasta e infornare a 200° circa fino a doratura.

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17 gennaio 2017

Spaghettoni con pancetta, patate aglio e alloro





Si vabbè, non è che qui abbiamo abbracciato la filosofia della dieta solitaria e triste eh? Qui ci sono i ragazzi che quando tornano a casa, hanno fin negli occhi una fame che mangerebbero di tutto. A sentire gli elenchi che fanno, quando voglio farmi capire quanta fame hanno, sembrerebbe che non mangino da una settimana.
E se voglio accontentarli con una cosina per  'spezzare' l'appetito, manca poco che mangino un intero salame con pezzettoni di pane e fette di formaggio morbido. Per poi continuare tranquillamente con il primo, che non deve essere assolutamente un brodino (a meno che non sia di sera, e per cominciare...), un secondo, frutta la saltano, dolce, anzi, 'niente c'è di dolce?'.
Ed è così che durante le feste e precisamente il giorno di San Silvestro, visto che la sera avremmo mangiato l'impossibile, ognuno con i propri amici, decidiamo di mangiare al volo un 'appoggiastomaco', visto che avremmo cominciato a cucinare una serie infinita di piatti.
Dovevate vedere gli occhi sgranati, misti a stupore e terrore. 'Come, non prepari due spaghetti?'
E sospirando ho dovuto metter su l'acqua per la pasta.
Nel post precedente vi parlavo della mia dispensa piena di cose buone  che per un pò di tempo non potrò mangiare e che comunque è sempre un luogo meraviglioso da aprire, dove sospirare, desiderare con l'acquolina in bocca e far partire la fantasia culinaria, a prescindere. Se non per me, per chi aspetta da me una piatto prelibato.
Quindi considerato che tra gli ingredienti da utilizzare per un buon primo c'era anche il poco tempo, ho scelto la qualità eccellente di prodotti, che anche da soli fanno storia, l'amore per chi me li aveva regalati, l'amore per chi doveva mangiarli e ho cucinato.

Ho preso dalla dispensa gli spaghettoni Gentile (no non sono io, ma è come se lo fossi, li amo troppo per non sentirmi di famiglia e amo troppo la loro pasta per non dirlo spudoratamente), la pancetta Santoro (buona all'inverosimile, come il capocollo, la mortadella, i salami, il prosciutto ecc...e le due Santorine, Angela e Micaela, belle e buone pure loro), un paio di patate, tre spicchi d'aglio, foglie di alloro, olio buono mio a volontà, il libro della signora Maria, e ho cominciato.

Io ho solo assaggiato, riducendo quindi gli ingredienti, ma se qualcuno per ragioni personali avesse altri gusti, suggerirò in nota anche delle sostituzioni.

Sono sempre una foodblogger, quindi aggiungerò nella documentazione anche la foto con la faccia impaziente del figlio affamato.

Pronti? Via...


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Spaghettoni con pancetta, patate aglio e alloro

Ingredienti
(per 4 persone)

2 patate farinose


tre belle fettone di pancetta Santoro

 olio extravergine di oliva

3 spicchi d'aglio

Due o tre foglie di alloro

pepe nero

parmigiano

 sale


Procedimento
Riempire una capace pentola di acqua e metterla a bollire. 
Nel frattempo sbucciare le patate e tagliarle a cubetti piccoli. 
Appena bolle l'acqua versare le patate,

Tagliare la pancetta a listarelle, come da foto.

In una padella larga versare l'olio. La quantità non ve la dico perchè ognuno si regola in base al proprio gusto, anzi la propria gola, o la propria dieta.
Mettere nell'olio, l'aglio, la pancetta e l'alloro. Appena la pancetta comincia a diventare trasparente spegnere il fuoco e aspettare.

Assaggiare le patate, appena sono diventate morbide (per questo più sono piccole, prima si fa) versare gli spaghettoni.

Quando gli spaghettoni sono ancora al dente, riaccendere la fiamma sotto la padella con la pancetta, e appena comincia a sfrigolare, scolare la pasta (conservando un pò di acqua di cottura, caso mai dovesse servire. Aggiungere pepe e, a piacere, formaggio grattugiato e far amalgamare bene bene. Ancora un filo d'olio crudo e impiattare.

nota per chi sta a dieta: mettere solo 50 g di pasta, al posto della pancetta mettere del prosciutto crudo senza grasso e usare un cucchiaio di olio. Niente formaggio, abbondate col pepe che almeno illude. E non soffrite molto.
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16 gennaio 2017

Torta integrale con cotto di fichi





Ogni giorno ci diciamo 'basta fare programmi, meglio vivere alla giornata, senza pianificare a lungo termine la nostra vita'. E ci sembra la soluzione migliore per evitare delusioni o per non essere sorpresi nel bel mezzo dell'entusiasmo per qualche bel progetto, da uno 'stop' imprevisto e obbligatorio.
Questo mina ogni giorno la giusta carica che dovremmo avere per andare avanti e far si che le nostre giornate non siano un solito elenco ripetitivo delle stesse cose sempre uguali.
E allora? cosa facciamo? non sognare più è la giusta soluzione?
Ma qual è il limite di età per smettere di pianificare? Io non lo so, e non voglio certo fermarmi per il timore di non farcela. Ho conosciuto 80enni che hanno iniziato a prendere lezioni di fisarmonica e di pianoforte, dopo averlo desiderato per tutta la vita senza aver avuto mai la possibilità di realizzare il loro sogno. O viaggiando per il mondo ho visto persone con seri problemi fisici che comunque godevano della bellezza di un luogo lontano, camminando lentamente, e assaporando ogni istante e ogni cosa che li circondava.
O persone non più giovanissime che davano inizio ad un progetto tanto desiderato e considerato ormai perso.
E io voglio essere tra questi.
E da oggi comincio a fare la lista.

Intanto devo inventarmi nuove ricette senza zucchero, senza lattosio, senza glutine (o povere di glutine). Devo allenare il mio palato a nuovi sapori meno ruffiani e più essenziali. Quindi il primo passo che mi aiuta molto è liberare la dispensa da quello che NON devo utilizzare. E' dura, perchè ho tanta roba e tutta buona, ma diciamo che piano piano utilizzo le scorte per chi invece può mangiarle.
E chiaramente la cosa non mi fa perdere il desiderio di preparare piatti buonissimi per i miei figli o per i miei amici. E infatti continuo a preparare ricette e a fotografarle e le posterò nei prossimi giorni.

L'altro giorno avevo voglia di un dolce, per la merenda e per la colazione. Avevo in dispensa poco in verità. Non potendo utilizzare zucchero e non avendo a disposizione ne miele, ne stevia, ne sciroppo d'acero, ma solo il vincotto di fichi, ho pensato 'Ma si, proviamolo, tanto più naturale di questo!'.
Non avevo nemmeno uova. Ma avevo una banana matura, e, memore di tutte le cose che si dicono sul web, di 'come sostituire cosa...', mi sono buttata.
Certo le mie amiche sono molto buone, ma quelle che son passate da casa e per le quali ho preparato il caffè, devo dire che erano entusiaste del risultato.
Io la ricetta ve la do, provatela, e fatemi sapere.
E fatemi sapere anche quali progetti vi piacerebbe realizzare.



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Torta integrale con cotto di fichi

Ingredienti
una tazza di farina integrale (vedi foto della tazza)

una tazza di farina di farro

mezza tazza di fecola di patate

una banana matura 

5 cucchiai di cotto di fichi (o 4 di miele o di sciroppo di acero)

due dita di tazza di olio extravergine di oliva leggero

una bustina di lievito per dolci

un pizzico di sale

scorza grattugiata di limone e/o di arancia
(se utilizzate l'arancia conservate anche il succo)

qualche cucchiaiata di marmellata a piacere, possibilmente fatta in casa e poco zuccherata
Acqua o succo di arancia

pochissimo zucchero a velo per la presentazione finale
Procedimento
In una ciotola grande mescolare tutti gli ingredienti solidi (farina, fecola, lievito, sale e scorza grattugiata). Schiacciare la banana con una forchetta e ridurla a pappina. Versarla nella ciotola e amalgamare. 

Aggiungere tutti gli altri ingredienti liquidi (cotto, olio, succo) e amalgamare. Se la consistenza risulta essere un pò densa aggiungere o altro succo di arancia o acqua.

Versare in una teglia da forno del diametro di circa 26 cm. 

Versare qua e la un pò di marmellata (io ho usata quella di mirtilli, perchè mi piace il sapore aspro)

Infornare a 180° per circa 20/30 minuti. Controllare la cottura con il solito stuzzicadenti, che dovrà risultare pulito. 

Spolverizzate con poco zucchero a velo.

Ottima per accompagnare caffè, tè e tisane. 
Buona tiepida, ancora più buona il giorno dopo.

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7 gennaio 2017

I panzerotti




Fuori nevica, anzi no, c'è la bufera. Dicono che venga dalla Siberia e non posso non pensare come si possa vivere in un posto così ad un freddo ben peggiore di questo, per tutta la vita.
Guardo fuori dalla finestra e mi fa paura questa coltre spessa di polvere bianca che viene giù incessantemente. Sembra quasi nebbia per quanto è fitta, e l'unica cosa che riesco a provare, al sicuro della mia casa è comunque la paura del freddo. E mille pensieri affollano la mia mente, mentre gli occhi guardano i fiocchi che vagano ormai in orizzontale, a causa del forte vento.

E mi viene in mente, ma quando ho smesso di essere felice per la neve che cade? Da bambini era bello giocare con gli amici, mangiare il sorbetto di neve e cotto di fichi, o restare chiusi in casa con il naso schiacciato sul vetro gelido, mentre mamma preparava brodini.  Quando si andava a scuola era la manna che cadeva dal cielo, perchè le scuole rimanevano chiuse, anche se noi si andava ugualmente in giro a fare a palle e a gioire della libertà. Poi è arrivato il lavoro, con i salti mortali da fare per andare comunque in ufficio. E li scuse non ce n'erano, si doveva andare e basta, anche se ti dovevi mettere in moto due ore prima. Poi la neve ha cominciato a far paura per il timore di cadere, che di guai alle gambe e alle ginocchia ne abbiamo già avuti abbastanza e rimanere in un letto 'spezzate di gambe' proprio no, non ci vuole. 

E ora, ai primi fiocchi, eccomi correre in negozio e far scorta di sale, di farina e di provviste, manco fossimo al polo nord e manco dovessi rimanere bloccata in casa per mesi. Anzi si, perchè da quando comincia a posarsi a quando poi si può circolare liberamente, senza ghiaccio, io resto per davvero chiusa in casa, prigioniera di una paura folle di scivolare. Manco nel balcone esco, perchè non si sa mai.
E appena comincia a salire la malinconia, i brutti pensieri come quelli di prima, e prima che mi venga un attacco di claustrofobia, parte la reazione 'neve? facciamo i panzerotti!'. 
Mi piace l'idea di insegnare ai miei figli tutte le cose che amano mangiare e così oggi ho approfittato e abbiamo preparato tutti insieme questa ricetta che, da sempre, porta ogni volta allegria. 
Sapevano già impastare pane e focaccia, quindi non è stato proprio difficile iniziare questo ballo.
Tra una cosa e l'altra abbiamo mangiato i panzerotti verso le quattro, ma non importava. 
Nel frattempo io ho allontanato le malinconie e loro hanno imparato un cosa importante che tornerà sempre utile nella loro vita.

Di ricette di panzerotti ce ne sono mille e tutte valide. Io ho la mia, semplice e veloce quanto una normale lievitazione. Però per la puzza di fritto non ci posso fare niente. Mangiate e godetevi i panzerotti, poi farete una doccia e farete arieggiare la cucina.








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I Panzerotti

Ingredienti
(per 15 panzerotti circa)
500 g di farina 00
un lievito di birra disidratato
un cucchiaino di zucchero
due cucchiaini rasi di sale fino
un filo d'olio extravergine di oliva
320 ml di acqua tiepida (ma dipende dal tipo di farina, quindi regolarsi di volta in volta)

300 g di mozzarella
un bicchiere di salsa di pomodoro
una tazzina di capperi

un litro di olio di semi per friggere 



Procedimento
In una ciotola grande mettere la farina. Fare un buco al centro con il pugno della mano e versare il lievito  e lo zucchero. Versare un pò d'acqua tiepida e con una forchetta formare una pappina molle. Coprire la ciotola e aspettare una mezz'oretta. 
Aggiungere il sale, un filo d'olio e la restante acqua, sufficiente per ottenere un impasto sodo ed elastico. Lavorarlo sulla spianatoia, fino a quando si stacca dalle mani. Praticare un taglio a croce, coprire la ciotola e far lievitare in forno con la luce accesa, per circa mezz'ora.
Nel frattempo preparare la spianatoia.
Con l'impasto (che nel frattempo non sarà lievitato proprio tanto...) formare delle palline della dimensione di un mandarino. Coprire con un panno di cotone bianco e pulito e aspettare che lievitino ancora per almeno 3/4 d'ora. Nel frattempo preparare il ripieno. Tagliuzzare le mozzarelle e metterle a scolare in uno scolapasta. Quindi aggiungere la salsa di pomodoro e i capperi.
Con un matterello formare con ciascuna pallina un disco su cui poggerete un mezzo cucchiaio di ripieno. Inumidire il bordo del disco con la salsa stessa, chiudere 'a panzerotto' e sigillare il bordo con la rotella dentata. 
Far scaldare l'olio in una padella non molto larga e un pò alta ai bordi. Aspettare che sia caldo a sufficienza (fate la prova della pallina di pasta: se la immergete e risale sfrigolando è pronto, se invece resta sul fondo, bisogna aspettare). I panzerotti dovrebbero essere immersi completamente nell'olio, per un risultato migliore. Quando il colore è dorato scolare su carta assorbente.
Il ripieno può variare a seconda dei gusti personali. Da noi si usa aggiungere anche la ricotta forte, oppure fare una pappina di uova e formaggio, oppure mozzarella e prosciutto. Ecc.....
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6 gennaio 2017

Zuppa di verdure con ceci


Oggi è stata una giornata nostalgica. E fredda.
E' arrivata tanta aria freddissima e con lei la neve e il gelo che ha lastricato tutte le strade.
Oggi è l'Epifania e ogni anno rimpiango di non essere più bambina, quando abitavamo nella casa piccola nel centro storico, accanto alla chiesetta del Carmine. Eravamo ancora in due, io e mio fratello Stani e non era  nato Massimo. La nostra casa era sempre pulita e odorava di bucato. Mamma lasciava scendere per strada mio fratello a giocare con i suoi amici, cosa che a me era sempre vietata perchè femmina e perchè dovevo aiutarla nei lavori in casa. Ed io restavo appesa alla ringhiera del terrazzino a guardare gli altri giocare e ridere.
Si giocava con i tappi delle bottiglie, con le biglie, con la buccia dell'arancia da lanciare al gioco delle 'chiangole'. Niente giocattoli. No. Quelli che avevamo li portava la befana. E li aspettavamo per tutto l'anno.
La notte che precedeva il giorno dell'epifania, c'era un misto di attesa, paura, sorpresa sospesa nell'aria, che durava  fino al mattino presto. Avevamo una voglia incredibile mista a fifa di poter vedere questa vecchina che entrava in casa nostra e sobbalzavamo ad ogni piccolo rumore. E anzichè fare i coraggiosi che si alzano per sbirciare ci infilavamo ancora di più sotto le coperte, tappandoci le orecchie.
All'alba ci alzavamo e andavamo di corsa in cucina a guardare nello 'stufino'.
E li sempre, sempre, col cuore in gola, trovavamo i giocattoli tanto desiderati.
Ricordo ancora la bambola Bettina, il fustino della Lego, i guantoni da boxe e il fucile da cowboy per mio fratello.
Ma accanto ai giochi trovavamo sempre, sempre, anche una lettera della befana, con un sacchetto di 'cenere e carboni', in cui ci diceva che era stata troppo buona anche quest'anno, perchè in realtà non avevamo fatto proprio i bravi e ce lo ricordava con il monito dei carboni.
Una volta non trovammo niente, e tremenda fu la delusione, tanto da metterci a piangere.
Mia madre allora ci disse che forse la befana era stanca, o forse stava invecchiando e quindi aveva perso un pò la memoria e che dovevamo guardare bene per casa, e cercare e cercare ovunque.
Ma in tutta la casa non riuscimmo a trovare niente. Allora salimmo su per le scale che portavano in terrazza, dove c'era anche una piccolissima soffitta. E li, coperto da una vecchia tovaglia trovammo una fisarmonica e un cavallo a dondolo.
L'anno successivo il cavallo fu smontato per farne un pericoloso slittino per la neve,  con cui scivolare in una delle discese più pericolose del nostro paese, quella che andava, manco a dirlo, direttamente al cimitero. Mio fratello ne prese tante da non provarci mai più a prendere iniziative così temerarie. E arrivò il momento di far trapelare una delle più dolorose verità della vita. Che la befana non esisteva e che quindi era il momento di smetterla con i giocattoli.
Ma noi continuammo ad appendere le calze, quelle nostre, le più grandi, sperando di trovare sempre qualcosa.
E la nostra Befana non ci ha mai deluso.
Io non ho saputo creare la stessa magia con i miei figli, perchè strada facendo è diventato più famoso Babbo Natale e la vecchina, si è dovuta accontentare un ruolo più marginale.
E ogni anno, me ne rammarico.

Qui continua a nevicare e le temperature stanno sfiorando i -5 gradi.
Fa un freddo di quelli che bisogna combattere da dentro, con zuppe buone e bollenti. E così oggi ho preparato un piatto caldo e sostanzioso che mi è proprio piaciuto tanto e che penso di rifare quanto prima.
Io in verità ho un pò esagerato con il peperoncino, ma nonostante ciò è stato gradito da tutti ed è finito.
Vi lascio come al solito la ricetta e vado a vedere se ancora continua a nevicare. Ciao alla prossima.



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Zuppa di verdure con ceci

Ingredienti
(per due persone)
300 g di ceci secchi


una costa di sedano, un pomodoro, due spicchi d'aglio, una foglia di alloro e un mazzetto di prezzemolo

500 g di verdure miste di stagione per minestrone
(due coste di sedano, due carote, una cipolla, un mazzetto di prezzemolo, due patate, un peperone, zucchine, verze, cavoli, ecc...)
tre cucchiai di olio extravergine di oliva
peperoncino fresco
un cucchiaio di parmigiano o di pecorino (facoltativo)


Procedimento
Mettere in ammollo i ceci dalla sera precedente. Sciacquarli e coprirli d'acqua. Aggiungere l'aglio, il sedano un pomodoro, il prezzemolo e una foglia di alloro. Salare e far cuocere lentamente fino a quando saranno diventati teneri. (circa 2 ore). Se non avete tempo o voglia comprare i ceci in scatola e procedere come su descritto (ci vorrà mezz'ora circa). 
Lavare e sbucciare tutte le verdure. Tagliarle a pezzi piccoli o secondo il proprio gusto. Mettere l'olio in una pentola alta e versare tutte le verdure spezzettate. Far rosolare per un pò a fuoco medio. Salare e coprire il tutto con acqua calda superando di almeno tre dita il livello delle verdure. Coprire e far cuocere per un'oretta buona a fuoco medio basso. Aggiungere un pò di peperoncino e assaggiare per decidere se aggiungerne ancora un pò. Nel frattempo far riscaldare i ceci nel loro brodo vegetale.
Al momento di servire versare nei piatti fondi uno o due mestoli di minestrone e uno di ceci nel mezzo. (le dosi corrette dovrebbero essere 250 g di minestrone e 150 di ceci). Aggiungete un filo d'olio per piatto, un pò di formaggio se lo desiderate e buon appetito.
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3 gennaio 2017

Crostata di crema cotta e frutti di bosco






Ce l'ho fatta! Ho fatto il salto che mi fa sempre paura. Quello dell'ultimo dell'anno. 
E per fortuna che sono atterrata con cautela nel 2017, senza soffrire troppo. 
Le feste quest'anno hanno avuto un sapore diverso dal solito. Mi son goduta gli abbracci e i baci dei figli, che stranamente hanno sostato un pò di più in casa. Anche nei loro occhi leggevo la voglia, anzi il bisogno di godersi il proprio spazio che li aspettava.
Bello vederli camminare scalzi per casa, oziare sul divano con me a guardare il concerto di Ezio Bosso a tutto volume, sentirmeli addosso all'improvviso.... ecc.... Nzomma lo so che vi stresso con queste storie dei figli miei, lo so. Bè sopportatemi....
Le feste sono state belle, sempre con lo stesso sapore di recupero di affetti. Dei fratelli, dei nipoti, di mamma mia, degli amici, degli amici degli amici... insomma bello. Ci siamo tuffati nella tradizione, delle cartellate, dei brindisi, delle luci, dei preparativi, dello stress del 'non faremo mai in tempo'. Del desiderio di far regali a tutti e poi non riuscire a farne quasi per niente. Dell'ansia di voler fare tutto da sola, in casa, le conserve, i biscotti, le confezioni, e poi arrendersi al 'non sono mica un'eroina'. 
Insomma... son passate. Ora non mi resta che guardare con voi le foto con dei flash delle mie feste, godermi ancora qualche giorno con gli addobbi e i figli a casa e cominciare a rimboccarmi le maniche per l'anno nuovo.
E anche darvi una ricetta buona.
Magari non proprio adatta alla mia dieta, ma mi è stato concesso di assaggiare, e ho rispettato i patti. Voi se potete, magnatevela con tutto il gusto che sapete.

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Crostata di crema cotta e frutti di bosco

Ingredienti
(per la frolla)
300 g di farina (io di farro)
100 g di burro (io 50 di olio extravergine di oliva)
100 g di zucchero (io 75 di miele)
 un uovo intero + un tuorlo
la scorza grattugiata di 1 limone biologico
la punta di un cucchiaino di lievito per dolci
un pizzico di sale

(per la crema al limone)
500 ml di latte (io senza lattosio)
2 tuorli
2 cucchiai di zucchero
2 cucchiai di amido di mais
1 limone biologico

(per la decorazione)
lamponi, mirtilli, fragole e ribes


Procedimento

In una ciotola mescolare con la punta delle dita tutti gli ingredienti. Lavorare velocemente fino a formare una palla soda ed elastica. Rivestire con questo impasto una teglia da crostata e mettere a riposare in frigo per almeno mezz'ora. 
Nel frattempo preparare la crema pasticcera al limone. Tagliare la buccia de limone molto sottilmente, solo la parte gialla. Riscaldare 450 ml di latte. In una ciotola mescolare 50 ml di latte, lo zucchero, l'amido di mais, il succo del limone. Quando il latte si sarà riscaldato versarlo lentamente  nella ciotola con gli altri ingredienti- Amalgamare il tutto e versarlo nuovamente nella pentola, rimetterla sul fuoco medio e, sempre mescolando con un cucchiaio di legno, far addensare.
Far raffreddare e versarla nello stampo con la frolla. Infornare per circa 30 minuti a 30°. 
Decorare con i frutti di bosco e servire. 
Se desiderate un effetto più scenografico, 'lucidare' i frutti con gelatina liquida o marmellata di albicocche calda.
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