Oggi si va giù di flusso di coscienza. Non nel senso che faccio outing, come qualcuno avrà pensato, ma del ‘Stream of consciousness novel’, del racconto che cerca di seguire il flusso dei propri pensieri e delle emozioni, senza alcun rispetto delle regole della sintassi. Perchè le regole soffocano, cercano di trattenere le passioni dentro il greto di un fiume ben preciso e vorrebbero farle scorrere tutte in un unica direzione, con la stessa velocità. Ma ai pensieri e alle emozioni non puoi fare questo.
E così in questo casino che di solito è la mia giornata, piena di buone intenzioni e di occasioni perse, mi son fermata, per capire bene quali sono le cose che mi preme di più fare. Ed è venuta fuori questa urgenza di scrivere. Con un cavolo di computer che comincia a morire piano. Prima scompare la M dal tasto, poi la N, poi ancora la L. E prima ci metti un pezzo di nastro di carta con su scritta la lettera. Poi ti ricordi che sai scrivere anche senza guardare la tastiera e le togli. Ma intanto ti ha lasciato la colla…e tutto diventa un casino. Ora non mi scrive più il punto interrogativo, come se volesse impedirmi di pormi e di porre delle domande. Solo certezze. Capirai. Fosse facile. La mia vita è tutta un punto interrogativo. Comunque finchè non lo riparo quel tasto, non potrò chiedermi pi niente. Ecco, ora comincia a non scrivere a momenti la u con l’accento. Cosa vorrà dire tutto questo. Ecco niente punto interrogativo. Significherà che non dovrò avere nemmeno dubbi. Ok andiamo avanti. Senza chiederci più il senso delle cose, e se faccio bene o male a fare una cosa qualsiasi.
Non importa che mi sia alzata all’alba. Dormo bene di notte, e quindi posso anche alzarmi presto. Sono già pronta ad affrontare una giornata e a riempirle di cose da fare. Compilo un elenco bevendo il primo dei miei due caffè. Decido le priorità. Intanto il tempo scorre con una velocità indipendente dalla mia volontà. E a sera mi accorgo che l’elenco era solo un inganno. L’illusione di poter dare un senso al giorno, per poi scoprire che fai tanto o fai poco non importa. L’importante è che tu ti distragga dal vuoto.
L elenco (scusate ma il tasto del punto interrogativo ha anche l apice/apostrofo…dovrò fare a meno anche di quello) aveva previsto di buon ora spesa al mercato. Ma sono le 9 e ancora sto togliendo fiori secchi dai miei gerani, fingendo di essere una con il pollice verde. Mi regalo questa soddisfazione di un momento, anche di qualche ora, perchè ora mi sembrano perfetti i miei gerani, ma domani mattina, mi regaleranno ancora questa opportunità, lasciandomi togliere ancora tanti e tanti fiori secchi. Sarebbe meglio cogliere fiori freschi e non concentrarsi su quelli morti.
Devo andare a comprare verdura e latte e pesce. In dispensa mi è rimasta solo pasta e farina. E ho bisogno di cucinare e farmi tornare l’ispirazione. Quando si sta a dieta, i sensi di colpa verso le cose buone ti spengono la passione nella gola, te la chiudono. E le cose leggere che puoi mangiare, ti allontanano dal desiderio. La passione è molto vicina al peccato. Anche nel cibo. Le cose permesse sono senza tutto. Senza gusto (hai voglia a mettere le famigerate spezie), senza sale (che fa male) senza olio (che però è dannatamente buono), senza soffriggere (e ti si ammoscia pure il sapore), senzasenzasenza…. senza significa vuoto, significa niente. E l’assenza del piacere nel cibo si estende a tutto il resto. Io mi intristisco. Anche se perdo 200 grammi al giorno. Quando e se perderò chili, so già che diventerò una tristissima magra, anche un pò stronza, perchè arrabbiata con la vita, con i sensi frustrati e spenti.
Faccio il conto del tempo che mi rimane di questa mattina. Alle 12 devo essere a casa di ritorno. Allora: ho cucito l’orlo scucito della giacca. Brava. Passato la scopa elettrica ovunque. Tolta polvere. Lavato i piatti di ieri sera, che quella stronza della vicina va a letto presto e ha deciso di mettere il letto appoggiato al muro dove io ho i pensili. E comincia a bussare fin dalle 10 di sera. Io che mangio quando mi pare, anche a mezzanotte, devo essere prigioniera in casa mia e non posso fare più rumori dopo le 10 che parte il coprifuoco. Sta stronza.
Camicie stirate e messe a posto. Letto rifatto. Busta immondizia pronta, sta già fuori, così inciampo e non me la scordo. Intanto il libro mi guarda dalla libreria, triste, pensando che non sono più quella di una volta, quando lasciavo tutto per stare con lui, e che mi sto trasformando in una triste casalinga, con la fissa incomprensibile dell’ordine. E non sa quanto si sbaglia. Non sa che mi odio per questi gesti ripetuti ogni giorno, tutti uguali, per togliere una polvere che domani tornerà, e ancora e ancora. E mi odio per il tempo perso come spettatrice di un mondo virtuale dove le persone non sono vere, le parole sono buttate al vento, dove se scompari nessuno se ne accorgerà mai. E se ci sei sei solo un battito di ciglia. E poi penso che così è anche nella vita reale.
Fuori c è il sole e ora devo uscire. Confido nella luce per riattivare l’ottimismo in questa giornata. Mi aspettano dei giorni un pò impegnativi. E devo fare scorta di pensieri positivi.
E che faccio, non vi lascio una ricetta oggi (punto interrogativo). Dovrò cominciare a parlare più di persone e meno di cibo. Ma si, dai. Una ricetta leggera, ancora una volta.
Peperoni ripieni di riso e filetti di tonno
(per 4 persone)
- 6 peperoni rossi carnosi
- 6 tazze di riso roma
- una confezione di filetti di tonno
- un cucchiaio di capperi all’aceto
- prezzemolo, basilico, menta
- 4 cucchiai di olio extravergine di oliva
- pepe
con un frullatore o un minipimer emulsionate l’olio con quattro cucchiai di acqua, fino a quando si formerà una specie di maionese. Aggiungere i capperi e continuate ad emulsionare.
Lessare il riso. Passare in forno i peperoni, che però dovranno rimanere sodi.
Togliete la calotta dei peperoni e svuotarli del liquido e dei semi.
Intanto mescolate il riso, i filetti di tonno, la maionese con i capperi, il ppe e le erbe sminuzzate.
Riempite i peperoni con questa insalata di riso. Chiudere con la calotta.
Sistemarli in una teglia e passare in forno per almeno 10/15 minuti a 180 gradi.
Anna cara, tralascio la ricetta con i bellissimi "poponi" come li chiamiamo qui e che mi piacciono tanto.
RispondiEliminaMi soffermo su quello che hai scritto perchè, come spesso accade, mi riconosco nelle tue parole a cominciare dai due caffè :)
Confermo ancora una volta che leggerti è sempre una carezza per l'anima.
un bacio grande
grazie Anna,
RispondiEliminaavere compagna al duol lo sai che scema la pena.
Per fortuna non la penna...
azz... mi son svegliata simpatica oggi.
Un abbraccio
anna, se non dovessi concentrarmi sul lavoro...verrei da te..ci consoleremmo un po' sentendoci sorelle .. e alla fine sono certa .. che la nostra positività e allegria avrebbe il sopravvento... come sempre. buona giornata||| un abbraccio
RispondiEliminaNon ti preoccupare. I pensieri che hai non sono solo tuoi. Io potrei dirti che un giorno si e l'altro pure sogno di cambiare completamente la mia vita. Non dico dal punto di vista affettivo perché quello è l'unico mio porto sicuro. Ma quello che faccio, che non mi basta più, non mi accende, anzi, lentamente mi sta spegnendo. Il brutto è che siccome corro tutto il giorno, ci penso ma solo di sfuggita, quasi avessi paura di ragionare sulla possibilità. Perché a volte siamo troppo comodi e vigliacchi.
RispondiEliminaComunque, anche io sono a dieta e non per dimagrire ma per tenere sotto controllo una malattia subdola. Che mi nega zucchero, carne e svariate altre cose. Stamattina ho preso un caffellatte con un croissant al cioccolato. Fatto da me e fragrante di forno. Se questa è coerenza.
Fai pensieri positivi e coraggio: passerà in un baleno. <3
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RispondiEliminaTu sai scrivere! (Punto esclamativo) altro che cucinare... ok anche quello...che non guasta.
RispondiEliminaComplimenti!
Angela