Dai, oggi vi regalo una storia. Una storia fatta di musica, non importa quale. La musica ha un dono particolare. Quella di modificare gli stati d’animo. O di sostenerli e completarli quando si accorda perfettamente con l’emozione che si prova in quel momento. E quindi se ti senti triste, ma proprio triste, ti senti meno solo se ascolti una musica triste come te, perchè sai che ti capisce. Quando arriva la malinconia all’improvviso, la musica giusta ti fa compagnia. E se sei allegro puoi ballare e cantare all’infinito con lei, che sa suonare le corde giuste per farti gioire. E non importa se la capisci o no. In qualche modo lei ti entra dentro.
Tanti anni fa, ma proprio tanti, tanto che meglio non pensare a quanti, nacque un’idea dalla mente accesa ed entusiasta di alcuni miei amici, tra cui un musicista, Pino Minafra, e un poeta/scrittore, Vittorino Curci accompagnati da parecchi altri ‘appassionati’. Organizzare un jazz festival nel mio paese. Non jazz leggero, o almeno non solo quello, ma soprattutto quello vero, quello che solo pochi capiscono, quello di ‘nicchia’, quello che devi proprio amarlo e capirlo per poter andare a sentirlo. Sembrava una follia, tanto che Ciccillo, padre del poeta, disse che ‘per capire quella musica bisognava aver fatto almeno cinque anni di manicomio’. Pochissimi soldi e entusiasmo da batticuore. E pur di esserci ci proponemmo anche come svuotacestini. Pur di esserci. E così cominciò quell’avventura, che ogni anno durava almeno 4/5 giorni, durante i quali i nostri compiti erano: andare a prendere con macchina e benzina propri all’aeroporto i musicisti che ci erano stati affidati e accompagnarli per ogni istante della giornata e a volte anche della notte, fino al momento della partenza. Eravamo la loro ombra, a disposizione delle loro stravaganti creatività, tipo cercare una mucca da portare sul palco, fare da blocco alla porta per non disturbare la concentrazione e la meditazione prima dell’esibizione, rimediare tutto l’occorrente anche per vestirsi quando non arrivavano i bagagli, caricare quanta più gente possibile sulle nostre macchine per andare a giocare a pallone sulla spiaggia ecc….
Avremmo potuto scrivere un libro per ogni festival con le storie delle loro vite, della loro musica, delle cose che succedevano impreviste, ma non l’abbiamo mai fatto. Eravamo impegnati a godere del momento. Dei ritmi estenuanti dei programmi quotidiani, della gente che anno dopo anno arrivava da ogni dove, dell’unico grande momento condiviso che la musica ci regalava. E anche chi non la capiva quella musica, chiudeva gli occhi e si lasciava attraversare, e vi assicuro che dopo, qualcosa dentro era si cambiato. E delle notti trascorse in una pizzeria dove, con strumenti improvvisati, si arrivava anche a cantare e suonare musica napoletana, a dispetto delle diverse provenienze geografiche. E le ore notturne trascorse a parlare e parlare, sotto aperti cieli di stelle. E quanti abbracci, quante mani strette, quanta gente magnifica è passata su quei palchi e nelle macchine di noi volontari. Avremmo pagato noi per questo privilegio. E ogni anno si aspettava che la musica tornasse.
E così l’Europa Jazz Festival ci ha regalato 5 giorni ogni anno, per 5 anni di puramagiafolliamusicaejazz.
E come tutte le storie belle, per mille e nessuna ragione, finì.
Ognuno prese la sua strada, continuando a suonare il proprio strumento e tenendo sempre stretti i sottili fili delle amicizie di quel magico tempo. Voltandosi ogni tanto indietro.
Pino ha continuato con altri progetti sempre legati alla sua musica, nel suo paese. E ha creato il Talos Festival, il cui ‘’intento è da sempre quello di riunire la tradizione pugliese con lo spirito europeo in una prolifica contaminazione multiculturale.’’
Perchè ne scrivo qui e ora (Guarda un pò…..Hic et nunc era il nome dell’associazione che partorì l’Europa Jazz Festival’)?
Perchè la musica ha bisogno di tutti per poter sopravvivere e perchè Pino, dopo una pausa forzata non dovuta alla sua volontà, ha deciso di continuare a crederci e ha pensato ad un progetto di crowfunding, per poter raccogliere fondi sufficienti a sostenere l’idea.
Io lo sosterrò di sicuro.
E se per un pò vi ho fatto sognare e desiderare di esserci, bè allora potrete voi stessi realizzare questo sogno. Volete esserci? Fate in modo che la musica continui…..
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Un articolo eccezionale. A leggere le sue parole quasi pare di vivere le emozioni che descrive.
RispondiEliminaComplimenti e grazie per il suo sostegno.