E poi ci son mattine in cui resti seduta e immobile ad aspettare che il rumore del caffè che esce dalla macchinetta sia finito. E aspetti ancora un pò, perchè vuoi che finisca del tutto. Stancamente ti alzi e ti prepari la colazione fatta solo di caffè e zucchero, tanto e caldo, anzi bollente. Ti risiedi e ti sforzi di fare il punto di questa situazione.
Quale? la tua. E senti che ti devi mettere di fronte al problema da affrontare, che è la causa di tanti altri problemi, alla cosa di cui senti di più la mancanza. Il tempo. Benedetto tempo che ci è sempre donato, maledetto tempo che però ci sfugge ridendo di noi. Appena svegli la mattina pensiamo di averne almeno per 16 ore, tutte da riempire, da dividere per colori, nero per quello che devi fare, grigio per le cose tristi, turchese per i sogni, rosso per l’amore, giallo per quando devi correre, smeraldo per quello che ti piace fare, verde per riposare. E così, a seconda di quello che riuscirai a fare sul tuo calendario dell’anima si coloreranno le giornate. Ci saranno quelle nere, quelle grigie, quelle arcobaleno, in cui ti sentirai brava perchè sarai stata capace di fare tutto e così via. Mi piacerebbe poterne creare uno, da riempire, come un diario, giorno per giorno, verso sera, prima di andare a dormire, per poi vedere e capire con un solo sguardo di che colore è la vita mia.
E’ così grande il dono del tempo che ci è dato e per chi ha un animo inquieto e curioso, non è mai abbastanza. Io cerco di svegliarmi presto per poter iniziare con qualcosa di bello, facendo colazione, scrivendo o leggendo, da sempre è così. E questo mi fa sentire bene per affrontare l’incognita della giornata. Ma appena comincio a muovermi le ore mi sfuggono dalle dita. Forse il mio ritmo interiore che vorrebbe fare mille e mille cose, non combacia più con quello fisico, che richiede arrendevolezza e calma. Non è più il tempo dei tre piani saliti di corsa, o delle notti passate a parlare fino all’alba, o delle giornate passate a correre e a sollevare pesi di ogni tipo. Ora è il tempo in cui le scale le salgo per allenare il fiato, ma non di corsa, ancora con una certa sfrontatezza si, ma non di corsa. Le mie chiacchiere serali, sfumano nel sonno verso l’una, e mi ritrovo ad aver abbandonato involontariamente la compagnia, scivolando nel sonno, parlando. E le mie giornata sono si sempre piene, ma ogni tanto mi devo fermare per poi riprendere. E intanto non sono solo le ore a sfuggirmi di mano, ma anche i giorni. Ti ritrovi che i figli sono cresciuti e andati via, hai finito di pagare il mutuo che, al momento in cui hai iniziato, pensavi non sarebbe finito mai, mentre la casa e il fisico hanno già qualche ritocco da fare……
Suona il cellulare. E’ mio figlio che mi chiama per darmi il buongiorno. E si parla del ‘cosa fai oggi?’, e giù un elenco allegro di racconti di ieri, che continueranno nell’oggi. E ti accorgi che ieri hai fatto tanto e oggi ti proponi di farne altrettanto. Ma non solo faccende domestiche banali, ma incontri con gente per lavoro, per insegnare a qualcuno ad aprire e gestire un blog, per progettare corsi per gli stranieri che vogliono imparare da me a cucinare pugliese, e poi fare il biglietto per andare in Germania a preparare dolci pugliesi, ecc…. e poi racconti che la nonna si è iscritta ai corsi di informatica (per imparare a leggere il blog da sola), al corso di ginnastica e ha fatto l’abbonamento al cinema…. E rido con lui quando dice ‘ho una famiglia meravigliosa, piena di persone speciali’. E apro gli occhi, quasi mi risveglio.
E li capisco che non è vero che il ritmo è lento. E’ tempo di accompagnare ancora i figli, che in realtà non sono andati via per sempre, ma solo per il momento e ancora torneranno, ricchi di esperienze fantastiche da raccontaci. Di mutuo quasi quasi ne apriremo un altro, per garantirci tanto tempo ancora per poterlo pagare. Una volta mia madre, vedendo la malinconia di chi compiva cinquant’anni, malinconia per il tempo che stava passando, disse ‘ ah figli miei se avessi io cinquant’anni, sai quanti mutui aprirei?’. E li capisci che non devi guardare il tempo che ormai è passato, ma quello che, speri, hai davanti a te. E cominci a piluccarlo con piacere, giorno per giorno. Ora per ora.
E sei grata anche per il saper vedere ovunque i colori. Anche nelle cose che ti prepari per spennellare di giallo ocra, con una semplice zucca, l’ora del tuo pranzo.
Vi insegno a dipingere il vostro pranzo di oggi allora. Buona giornata a voi.
Vellutata di zucca con riso selvaggio e porri croccanti
- 300 g di zucca già pulita
- una patata grossa
- un porro
- cinque cucchiai di olio extravergine di oliva
- due pugni di riso selvaggio
Sbucciare le patate e tagliarle a cubetti.
Tagliare a cubetti anche la zucca.
Eliminare le foglie esterne del porro e tagliare a rondelle il porro fino alla parte verde.
IN una pentola versare tre cucchiai di olio, i cubetti di patate e di zucca, le rondelle chiare del porro e far rosolare.
Coprire di acqua, salare e portare a cottura a fuoco medio per circa venti minuti.
Lessare nel frattempo il riso selvaggio, scolarlo.
In una padella versare gli altri due cucchiai di olio e far rosolare a fuoco vivace le rondelle verdi di porro. Tenerle in caldo.
Appena patate zucca e porri saranno cotte, spegnere e frullarle con un frullatore a immersione. A piacere si può aggiungere anche qualche cucchiaio di panna per dare un tocco più morbido.
Assemblare il piatto versando in una ciotola un mestolo di vellutata, una manciata di riso e decorare con i porri verdi croccanti.