28 febbraio 2013

Sulla via dei 5 sensi per un corso di analisi sensoriale sul Parmigiano Reggiano

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Il confort food è il cibo che porta calore e gioia al nostro cuore, e ci conforta con cibi caldi legati spesso alla nostra infanzia. E così il sapore della pastina in brodo, arricchita dal profumo rassicurante e dal gusto unico di una spolverata di Parmigiano, ci accompagna attraverso la nostra vita.

Qualche giorno fa ricevo un invito, interessante, da parte del Consorzio del Parmigiano Reggiano. Mi dicono, se voglio partecipare ad un incontro in cui si presenterà un nuovo corso sensoriale, lungo il quale si potrà imparare a conoscere, riconoscere attraverso i cinque sensi, uno dei prodotti italiani più famosi nel mondo. Eccerto, dico, che ci vengo, anche a costo di venire fino a Reggio Emilia nella neve. E una volta li incontro un mondo fantastico. Persone gentilissime e di una semplicità e di una professionalità unica che ci parlano della loro azienda, del terremoto e delle sue conseguenze, risolte grazie alla loro grande capacità di rimboccarsi le maniche e di aiutarsi l’un l’altro, e, soprattutto ci parlano di questo grande formaggio. Ci spiegano come si produce, come e quanto si conserva per la stagionatura, di come questo prodotto cambi attraverso il tempo e ce lo dimostrano attraverso la degustazione. Ci fanno partecipare al rito dell’apertura di una forma di formaggio, e, credetemi, è un rito vero e proprio. Che inizia ascoltando il suono prodotto da un martelletto su tutta la superficie del formaggio, e poi con l’incisione di una riga a metà forma con l’uso di un coltello con la punta ad uncino. Poi si procede ‘infilando’ i coltelli a mandorla tutto intorno, e si aspetta che la forma, lentamente si apra da sola, in maniera naturale, sprigionando così tutto il suo particolare profumo. Fantastico!!! Chiunque fosse interessato a ripetere questa mia esperienza può farlo, è questa la cosa bella. Ora possiamo diventare tutti degustatori e riconoscitori del vero parmigiano doc, con tanto di attestato. Basta collegarsi al sito e leggere li tutte le info.

Inoltre qui potrete vedere la gallerie delle immagini di questa fantastica giornata oltre a quelle ho messo qui io

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25 febbraio 2013

Corso di intreccio di rami di ulivo per le Palme

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Ogni anno la mattina della domenica delle Palme si ripete una strana magia. Fatta di silenzi devoti, di gesti antichi e mani callose che innalzano al cielo fascine di rami di ulivo. Intorno c’è sempre freddo, tanto, ma anche un profumo che preannuncia il miracolo della primavera. E, credenti o no, ci si lascia coinvolgere da un rito antico davanti a cui tutti abbassano la testa in segno di rispetto. Dalle 7 di mattina ci si ritrova nella villa del paese, anche con la pioggia, gente di paese e gente di campagna, ognuno con in mano, secondo la propria quantità di fede e di amici, rami di ulivo. Dalla campagna arrivano i massari con fasci interi di rami, che saranno benedetti e distribuiti nelle stalle per benedire gli animali. E con loro le donne, che già da una settimana prima hanno cominciato ad intrecciare teneri ramoscelli e foglie e a decorarli secondo le proprie abitudini, per creare ‘la palma’ da scambiare con amici e conoscenti, per regalare la pace. E questo rito non si compie mai in solitudine. Ci si incontra, le donne soprattutto, per intrecciare rami, parole e chiacchiere. Per compiere e ripetere un rito antico che ormai si conserva solo nelle nostre campagne. E si preparano tante ‘palme’. Per i tanti amici che si incontreranno davanti alla chiesa, in questo giorno magico, e anche per i defunti, che si andranno a visitare per portare loro fiori e pace. E nella villa del mio paese, io resto incantata ogni anno, da quando ero bambina, davanti a questi mazzi di palme, arricchiti di fiori di vecchie bomboniere conservati proprio per questo, o verniciati di argento o oro per farli durare di più. E magari chiusi in una busta di plastica accanto ad un’orchidea o giacinti profumati.

Ed è per questo che quest’anno ho deciso di organizzare un corso per imparare ad intrecciare questi rami di ulivo. Per ripetere insieme questa strana magia dello stare insieme allegramente, compiendo un rito antico. Intrecciando pensieri di pace. Per noi, per chi amiamo, ritrovandoci in campagna davanti al camino se farà freddo, sorseggiando cose calde e buone e imparando di nuovo a stare insieme per uno scopo semplice e creativo.

Il corso prevede:

1) Incontro in paese alle 9,00 in un punto prestabilito.

2) trasferimento in campagna, al mio trullo.

3) Presentazione del corso, cenni storici e prime spiegazioni su quali rami raccogliere ‘in diretta’

4) raccolta dei rami da intrecciare,  direttamente dagli alberi

5) inizio dimostrazione e lezione di ‘intreccio' e produzione personale di ‘Palme’.

Il corso si concluderà verso le ore 13.

Durante il corso si potranno degustare gratuitamente thè e tisane calde accompagnate da dolci tradizionali. Per chi avesse bisogno di indicazioni per un pernottamento presso B&B consigliati, per informazioni sui costi e per prenotazioni, scrivere a annagentiledg@yahoo.it oppure telefonare al 346.6339414

Possibilità di degustare anche un pranzo tradizionale della cucina pugliese, previa prenotazione.

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23 febbraio 2013

Pat pat per l’influenza

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Ancora ci siamo dentro. Risulta quindi doveroso parlarne, quasi per un dovere sociale. Per far sentire meno soli chi ancora ha l’influenza, chi ne sta uscendo e avvisare chi sta per ammalarsi. Io mi sono ammalata e sto scontando ancora dei postumi di debolezza e di ossa rotta e doloranti. E il primo pensiero va a chi con pazienza mi ha accudito, con tisane e inutili tentativi di pastine calde. E’ stata dura ma, in fondo è sempre solo un’influenza. C’è di peggio.

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Nei giorni con le tende oscurate e il mondo in silenzio ovattato in cui mi sono rifugiata, i pensieri sono stati tantissimi. Ho pensato a chi si ammala e non ha nessuno accanto. O a chi deve fare la mamma e non ha nessuno a cui delegare il proprio dovere e non può star male e con la febbre e l’immensa debolezza ha continuato ad uscire di casa e ad ignorare se stessa. Giuro, il mio pensiero costante è stato per loro. E appena mi son ritornate un pò le forze continuavo ad aver bisogno di coccole e allora ho attinto a piene mani pensieri, dalla mia scatola preziosa delle amicizie. Nel corso di questi ultimi due anni, grazie agli swap ma anche alle strade che si incrociano di cui parlo, ho riempito una scatola con i doni che mi sono stati inviati. E da li  ho preso: un libro di poesie d’amore con foglie di alloro come segnalibro, un quadernetto per scrivere le parole il cui suono mi piace tanto, una bustina di thè nero, un cucchiaio di zucchero in pietre alla vaniglia, un pezzo di un dolce fatto con frutta secca e cannella, ho messo a bollire l’acqua per preparare il tutto. E questo per scaldare il cuore. Invece per mitigare un pò i dolori diffusi qua e la, ho messo nel microoonde per un minuto il mio sacchetto di riso e lavanda e così ho avuto a disposizione anche il calore di cui avevo bisogno. E con queste piccole attenzioni da me a me, ho ricominciato a vedere l’orizzonte.

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A prestissimo con tante novità che ho raccolto nel mio viaggio a Roma e a Reggio Emilia, un progetto molto bello che presto si realizzerà e che sicuramente vi piacerà…. a presto, verso la primavera.

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9 febbraio 2013

Crostata crumble alla ricotta

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Fuori nevica. Anzi nevischia strano. Anche il tempo oggi non sa decidersi ed è vittima dei suoi sbalzi di umore. Fa freddissimo e manda giù fiocchi giganti e tanti. Poi decide di trasformare il gioco in acquaneve. Si ferma. Riprende neve fina. Ora avvolge tutto in una strana fitta nebbia. Ma io mi sento al sicuro. E’ una di quelle giornate in cui sono tutti qui, chi studia, chi riposa, chi legge. Io scrivo. Di quello che ho cucinato. Cerco di fissare nelle parole e nelle immagini il calore che sento dentro il mio cuore ora. Il silenzio carico di certezza e delle presenza della domenica mi fa bene. Mi ricarica. Caccia via tutte le paure dei giorni solitari. Quando cucini perchè ti piace, ma non c’è lo stesso gusto di quando cucini per qualcuno. E appena la porta si apre, porta con se abbracci e valigie, e mi tornano le idee da sfornare, calde. Ho preparato pane, al fioretto di mais che profuma di erbe, di timo e rosmarino; e poi volevo un dolce con la ricotta, che adoro, e ho cercato una ricetta diversa e l’ho trovata qui (onestamente, l’ho modificata un pochino perchè proprio non mi riesce a farle precise le ricette…). Ho condiviso anche su fb i miei pensieri e quello che facevo. E, finalmente riconciliata con il mondo, ho sentito un pò di quiete dentro. IL lampione illumina ora la magia della neve che continua a cadere. Ed è talmente bello tutto questo che sembra di sognare. Cerco di fermare il tempo. Preparo un thè, assaggio la crostata, e scrivo.

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Crostata crumble alla ricotta

  • 300 g di farina

  • 200 g di burro

  • 80 g di zucchero a velo

  • 20 g di zucchero di canna

  • 1 uovo grande o due

  • 1 cucchiaino di scorza di limone grattugiata

  • 1 pizzico di sale

 

  • un fuscello di ricotta fresca

  • 3 cucchiai di latte

  • 150 g di zucchero semolato + due cucchiai di zucchero di canna

  • 2 uova piccole

  • la scorza di un limone grattugiata

  • 1/2 cucchiaino di cannella (facoltativo)

  • 60 g di gocce di cioccolato

  • amarene sciroppate (facoltativo)

Mescolare il burro freddo alla farina e formare un impasto sabbioso ‘sbriciolato’. Aggiungere lo zucchero a velo, lo zucchero di canna, il sale e la scorza di limone. Infine aggiungere l’uovo e impastare velocemente. Formare una palla e mettere in freezer per almeno un’ora.

Nel frattempo preparare il ripieno. Lavorare la ricotta e il latte con una frusta fino a creare una crema fine e delicata. Aggiungere lo zucchero semolato, le uova, metà scorza di limone, e la cannella. Riporre in frigo ad aspettare che sia pronta la frolla.

Ungere e infarinare una teglia da crostata. Grattugiare metà della palla di frolla, con i buchi per tagliare le carote julienne. E mentre cadono distribuirle su tutta la base e anche sui bordi. Quando la base sarà tutta coperta versare delicatamente qua e la la crema di ricotta e quando l’avrete versata completamente livellatela delicatamente con una spatola. Distribuite le gocce di cioccolato e le amarene (secondo il vostro gusto). Coprite la crema di ricotta continuando a grattugiare julienne la pasta frolla.

Mescolate il resto della scorza di limone grattugiato, con i due cucchiai di zucchero di canna e distribuitelo sulla crostata.

Infornare a 180° fino a quando diventerà dorata (circa 30 minuti).

A piacere distribuire zucchero a velo. Io la preferisco così, al naturale.

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6 febbraio 2013

Paccheri gentili con cavolo romanesco e peperoni cruschi

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Ho appena aperto gli occhi stamattina. Mi sono avvicinata alla finestra attratta da una strana luce e mi sono accorta che tutto intorno era illuminato. Da un sole che attraversava l’aria gelida di questo strano inverno e che donava luce dorata a tutto. Uno spettacolo meraviglioso, che aveva il sapore di una mano che ti tira su, di un discorso che ti invita a lasciare da parte la malinconia, ad una spinta verso un nuovo giorno e verso una primavera che è sempre più vicina. E dentro di me ho sentito sollevare le zolle di una terra finora arida, che sembrava non dover più dare frutti. E piano piano ho sorriso a me stessa, alla noia di un ‘solito’ giorno, da riempire solo con il rassettare casa e fare dolci, e accarezzandomi come se fossi amica di me stessa, anzi la migliore amica, mi son sentita germogliare dentro, finalmente, mille piccoli pensieri, che daranno vita a nuovi progetti che avranno il sapore della rinascita. Primavera e Pasqua, entrambi simboli di un ritorno alla vita.

Ritorno a vedere, guardandomi intorno, le cose belle che un tempo mi stupivano e che per molto non ho saputo più riconoscere e che non mi hanno dato più emozione. Si dirà che è quasi sciocco stupirsi ed emozionarsi per un cavolo! Eppure secondo me in esso, come in tutto quello che la natura ci offre, c’è il segreto della perfezione. Ecco perchè quando compro o mi regalano un cavolo romanesco, me lo terrei come un fiore da guardare durante la giornata, e riflettere su quanto piccola sarà sempre la mente umana di fronte alla perfezione della natura. E magari avessimo occhi più attenti alla bellezza. Riusciremmo a vederla in ogni cosa che ci circonda. Solo che la distrazione dell’anima, a volte ci rende ciechi.

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Paccheri con cavolo romanesco e peperoni cruschi

- Cavolo romanesco

- peperoni cruschi

- aglio

- peperoncino

- acciughe salate

- olio extravergine di oliva

- Paccheri ( io ho usato quelli del pastificio Gentile, grezzi e duri e profumati al punto giusto)

 

Staccare le cime del cavolo e lavarle. Lessarle in abbondante acqua salata e tirarle fuori dall’acqua con un mestolo forato, appena appena al dente. Nella stessa acqua di cottura versare la pasta. In una padella larga abbastanza per far saltare il tutto dopo, versare l’olio, l’aglio sbucciato, i peperoni cruschi e poco peperoncino. far insaporire mentre l’olio diventa caldo e aggiungere i cavoli. Far saltare per far assorbire i sapori. Scolare la pasta (tenendo da parte un mezzo bicchiere di acqua, che potrebbe servire) e aggiungerla ai cavoli. Saltare ancora tutto insieme. Per completare la cottura potrete aggiungere secondo il proprio gusto, ma anche per esaltare il sapore del piatto, del formaggio (o parmigiano o formaggio un pò piccante!) e una macinata di pepe.

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