Scusate il silenzio. Ero a corto di parole, forse anche di sentimenti. Ho trattenuto il fiato, passeggiando in mezzo a fiumi di panettoni, di dolci strepitosi che altri hanno preparato e mostrato sul web, ho ascoltato i mille canti di auguri, e finalmente è arrivato il giorno di Santo Stefano. Quest’anno è andata così e ci sono cose contro cui la ragione nulla può. Deve soccombere allo strano accomodarsi di un’anima che non riesce a volare.
Anche l’albero ha dovuto lottare contro la mia indifferenza per farsi aprire i rami. Ho preso dal garage lo scatolone che è rimasto li diversi giorni a stazionare nel salotto, finchè una sera, tardi, molto tardi, ho deciso che forse era il caso di montare un pò di spirito natalizio. Ho agganciato tutti i rami e li sono rimasti per altri tre giorni, chiusi, senza luci e con le palle a terra, in attesa. Un giorno son tornata e ho trovato i rami aperti e sistemati, speranzosi. Mio figlio ha deciso che era ora di dare un suggerimento. E così ho deciso di riempirlo di luci, ma piano, una serie al giorno. Ma nonostante le quasi 2000 lucine, restava sempre poco luminoso. E così ho appeso delle palle rosse, e delle stelle d’argento, ma solo con un enorme sforzo siamo riusciti a riconoscere in lui lo spirito del Natale. Poverino. Si è sforzato, ha brillato, si è retto dritto e orgoglioso nel suo ruolo più importante, ogni tanto rifletteva anche la luce del sole, e alla fine l’ho accettato per rispetto.
Il presepe. Se deve essere un’idea di povertà, bè in quello ci sono riuscita. La Madonna, San Giuseppe, il Bambinello, con i re Magi, stanchi di tutti questi ripetuti viaggi, e le tre pecorelle con il pastore, hanno riposato su un tappeto di sacco, povero e per me importante. Come capanna la corteccia che mi ha regalato un albero secco della campagna del trullo. Poche luci e molte candele.
Ecco, le candele hanno riscaldato il mio Natale. Tante, sempre accese, ovunque, per regalare luce e profumi. Anche sulla tavola del pranzo ce n’erano tante. E mi è piaciuto preparare un antipasto insolito, fatto di pane (alla cipolla, integrale, di semola) e formaggio e cose dolci da abbinare. C’era sempre qualcosa di dolce che accompagnava. Le confetture con le riduzioni di vini diversi per i formaggi, la ricotta lavorata e coperta di miele profumato, la caponata preparata con i mirtilli secchi al posto dell’uvetta, la melagrana dolcissima che aiutava l’insalata di sola rucola, ecc….
E questo il mio Natale.
E ora pensiamo ad iniziare un nuovo anno che spero migliore di quello appena concluso. E mi piace pensare a fissare i primi progetti per riuscire a guardare un pò più in là e fissare una data, una meta verso la quale dirigermi. Tenendomi strette accanto a me le mie certezze. I miei amori, la mia famiglia, le mie passioni, la mia voglia di scrivere, di condividere; i miei amici, le mille e mille strade incrociate da cui guardare nuovi orizzonti; i tanti viaggi che voglio fare; i mille libri che voglio leggere, soprattutto i libri di poesie che ho ricevuto grazie allo swap che quest’anno ha ancora regalato emozioni; e i libri che voglio scrivere; e le parole che, spero, ho ancora voglia di regalare.
Ricominciamo da qui.
Buoni progetti e Sereno Anno Nuovo a tutti voi